Italiani a Cuba:storia e verità
Oggi gli italiani a Cuba sono solo circa 3500.
Senza aver avuto un’emigrazione italiana come quella che si è verificata in Argentina o in Brasile, essendo molto piccola, tuttavia ha lasciato in noi, sia per i secoli passati sia per l’influenza della modernità, un’impronta importante nella nostra vita e nella nostra cultura.
Il movimento migratorio degli italiani a Cuba, dall’epoca coloniale ai giorni nostri.
Cristoforo Colombo
Se vogliamo parlare di italiani, è stato il genovese Cristoforo Colombo, Cristoforo Colombo in italiano, nativo di Genova, navigatore, cartografo, ammiraglio, viceré e governatore generale delle Indie Occidentali al servizio della Corona di Castiglia e scopritore dell’America e in particolare dell’isola di Cuba nel suo primo viaggio nel 1492, che fu il secondo luogo che raggiunse dopo aver messo piede sulla piccola isola di Guanahani, oggi alle Bahamas, e quindi i primi italiani arrivarono a Cuba con i conquistadores spagnoli.
L’emigrazione italiana a Cuba fu molto ridotta rispetto alle altre migrazioni italiane nelle Americhe: poche migliaia di italiani emigrati, rispetto ai milioni che emigrarono in Argentina, Brasile, Canada e Stati Uniti, dove le colonie erano numerose e i discendenti erano molti milioni.
Ne è prova il fatto che i cognomi italiani in Argentina sono molto più frequenti di quelli spagnoli.
Sbiancamento e prima emigrazione
La prima migrazione italiana fu promossa dalle autorità cubane – quasi tutte di origine spagnola – per ottenere lo “sbiancamento” della popolazione cubana
La colonia spagnola che aveva un’enorme comunità nera e mulatta, visto che nel 1841 i neri cubani avevano raggiunto il 60% della popolazione cubana totale.
C’è una caratteristica comune a tutta l’emigrazione italiana in America Latina: gli italo cubani, pur essendo molto pochi, raggiunsero livelli molto alti nella società cubana.
Juan Bautista Spotorno – Italiani a Cuba
Il celebre cubano Juan Bautista Spotorno (figlio di una ricca famiglia italiana residente a Trinidad) nacque a Cuba nel 1832 e fu un patriota cubano che divenne presidente della “República en Armas” nel 1876.
Solo a metà del XIX secolo esisteva a Cuba una piccolissima colonia italiana: si trattava soprattutto di uomini di cultura, architetti, ingegneri, pittori e artisti in molti casi con le rispettive famiglie.
Furono chiamati a Cuba per lavorare soprattutto all’abbellimento di chiese, monumenti ed edifici governativi dell’Avana.
Juan Bautista Spotorno, patriota cubano di origine genovese che raggiunse il grado di colonnello nell’Esercito di Liberazione e successivamente divenne membro della Camera dei Rappresentanti cubana
Spotorno divenne Presidente di Cuba nel 1875-1876, carica che si caratterizzò per la sua onestà e rettitudine.
Dino Pogolotti
Quando nel 1898 Dino Pogolotti giunge a Cuba, come segretario del Console Americano, percepisce, in breve tempo, le grandi opportunità di sviluppo che l’isola offre in quei tempi. Decide di fondare un’impresa di costruzioni e aggiudicandosi una gara di appalto costruisce il primo quartiere operaio dell’isola, nel Municipio di Marianao.
Siamo nei primi anni del 900 a Marianao costituisce un polo industriale di grande sviluppo per la città dell’Avana.
Le terre avevano prezzi molto bassi e Dino Pogolotti era un imprenditore nato, aveva un’eccellente cultura umanistica e una grande capacità tecnica.
BARRIO Pogolotti
Comprò, grazie ai soldi della moglie, molte grandi tenute nella zona di Marianao e seppe realizzare grandi progetti di urbanizzazione in queste terre di sua proprietà e promosse la nascita di nuovi quartieri.
Barrio in spagnolo significa in italiano distretto o quartiere.
Costruì il cinema, l’acquedotto, un negozio di alimentari che ancora esiste nel municipio di Marianao.
In realtà Dino Pogolotti non si limita all’edificazione del quartiere operaio ma realizza anche l’acquedotto di Marianao e di Regla e insieme ai tre fratelli, Giuseppe, Basilio e Luigi, partecipa alla costruzione di zuccherifici, strade e urbanizzazioni in tutta l’isola.
I numeri degli italiani a Cuba
Risulta che nel 1931, secondo il censimento cubano, la comunità italiana contava 1.178 individui con passaporto italiano, a cui vanno aggiunti quasi 10.000 discendenti di italiani (molti erano figli illegittimi di padre italiano e madre cubana).
Nel 2008, la comunità italiana a Cuba contava 2.340 persone, concentrate nella capitale e in zone turistiche come Varadero.
Uno dei più famosi è l’architetto Roberto Gottardi, autore del progetto dettagliato della “Escuela de Artes Escénicas” dell’Avana. Ma vediamo altri interessanti capitoli dell’arrivo degli italiani a Cuba.
Oggi nel 2023 sono meno di 4000 anche negli ultimi anni ci sono stati molti matrimoni tra italiani e cuba
Mantua e il suo mistero
La penisola di Guanahacabibes, un’area tormentata da pirati e filibustieri per più di un secolo, era considerata terra di confine o di nessuno.
Si dice che nel 1605 alcuni marinai italiani naufraghi fondarono la città di Mantua (Mantova) nella punta più occidentale di Cuba, presso la sorgente Los Arroyos, e il loro successivo pellegrinaggio verso l’interno alla ricerca di un insediamento definitivo.
Questi marinai italiani erano originari delle regioni di Genova e Venezia.
Gli elementi a sostegno di questa affermazione sono l’esclusiva devozione alla Vergine della Neve, originariamente venerata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, la prima e più antica di Roma
La nomina di Mantua come nome scelto per una città occidentale, in onore di Mantova, in provincia della Lombardia; o la presenza in quella città di cognomi come Ferrari, Zaballo, Pesana, Fiallo, Pittaluga, Rizzo, Cosme, Fiallos, Bordillo, Burusoy, Pereira, Fiorenzano, Puso e Dolden e altri di origine italiana.
Pirati, commercianti e marinai
I Pittaluga-Piccaluga, erano conosciuti come marinai di grande esperienza dediti al commercio, solo nella seconda metà del XVII secolo si registra il primo atto di pirateria di un membro di questa famiglia nelle coste occidentali di Cub.
Cinquant’anni prima sarebbe avvenuto il naufragio del brigantino, il che dimostra che i marinai italiani all’epoca del naufragio non praticavano ancora la pirateria.
Gran parte di questi marinai italiani formarono famiglie con spagnoli di origine canaria, altri inviarono le loro famiglie per aumentare la loro presenza nel luogo, come marinai e commercianti percorsero l’isola
I discendenti di questi marinai si trovano in luoghi come: Puerto Padre, Puerto Esperanza, Gibara, Santiago de Cuba, Guanajay, Bahía Honda, Regla, Mayarí, Holguín.
Due versioni
Gli storici cubani Emeterio Santovenia ed Enrique Pertierra Serra, quest’ultimo nativo di Mantova, fanno notare che la tradizione orale sull’origine di Mantua ha due varianti, una racconta che alcune navi italiane, scambiate per corsari, sono inseguite da navi da guerra inglesi, e quando stanno per essere superate, nei pressi di Los Arroyos de Mantua danno fuoco alle loro navi, raggiungono la costa e poi si spostano verso l’interno dell’isola.
Il secondo racconta di un brigantino italiano di nome Mantua, comandato da Anatoli Fiorenzana, che, nel tentativo di raggiungere la costa, naufraga sulla barriera corallina. I marinai riescono a mettersi in salvo sulla terraferma nell’attuale città di Punta del Río, da dove poi raggiungono Los Arroyos de Mantua.
Il brigantino affondato Mantua
In entrambe le varianti, la leggenda continua a raccontare che questi marinai italiani rimasero stabilmente sul posto e costruirono un piccolo oratorio o cappella dove veneravano un’immagine della Vergine della Neve, che avevano portato con sé durante il viaggio e che riuscirono a salvare al momento del naufragio. I naufraghi riuscirono anche a salvare la targa con il nome del brigantino, che collocarono all’ingresso della cappella.
È così che Mantua fu fondata tra il 1605 e il 1610.
Questa vergine è venerata in una delle più importanti cattedrali di Roma, oltre che a Mantova (Lombardia), Palermo (Sicilia) e in altre parti d’Italia.
Non c’è altro modo per raggiungere Cuba ed entrare a far parte della sua storia, se non quello portato dagli italiani.
Virgen de las Nieves patrona del Tabacco
La Madonna delle Nevi sembra segnare il futuro di questo piccolo villaggio chiamato Mantua.
La Vergine ha visto distruggere la sua chiesa e il villaggio, ma è diventata la patrona dei coltivatori di tabacco e, nonostante lo scontro tra la Chiesa e la rivoluzione, la tradizione è stata mantenuta perché Cuba è custodita ai suoi estremi, a est, dalla patrona di Cuba, La Virgen de la Caridad del Cobre e a ovest, a migliaia di chilometri di distanza, da Nuestra Señora de las Nieves, patrona di Mantova, che vi è rifugiata da tre secoli.
Ma il fatto significativo è che la Virgen de las Nieves, vestita di bianco e adornata di fiori, viene portata in processione e venerata ai tropici cubani, e in quella città è l’identità di tutti, dove la sua data viene celebrata ogni 5 agosto.
È il luogo in cui Antonio Maceo concluse l’invasione da est a ovest, l’azione militare più importante della Guerra d’Indipendenza del 1895, e che fu distrutto da un incendio dopo che, in seguito all’ordine dettato dal generale Antonio Varona di dare fuoco alla città, gli abitanti videro le loro case ridotte in cenere, in una dimostrazione di ribellione contro il governo spagnolo e la Riconcentrazione di Weyler.
Che cos’era la riconcentrazione di Weyler?
La riconcentrazione di Weyler è passata alla storia di Cuba come uno degli atti più criminali compiuti dalla Colonia spagnola contro il popolo cubano ed è sorta come misura disciplinare di fronte ai successi rivoluzionari cubani delle lotte per l’indipendenza.
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La presenza italiana nelle miniere di Cuba
Con l’arrivo degli spagnoli in America, lo sfruttamento delle risorse naturali da parte dei colonizzatori spagnoli portò al graduale sterminio della popolazione autoctona delle Grandi Antille, che fu sostituita da schiavi neri africani, costretti, come i loro predecessori, a lavorare in regime di schiavitù nelle miniere dell’isola.
Ma con il passare degli anni, il declino della manodopera a basso costo costrinse il governo spagnolo ad assumere lavoratori stranieri, soprattutto per l’estrazione dei minerali, così gli italiani con esperienza in questo campo, costretti dalle difficoltà affrontate nel loro Paese d’origine, andarono a ingrossare la lunga lista di immigrati che arrivarono sull’isola.
Minatori italiani di Livorno
Diversi lavoratori italiani assunti a Liorna (Livorno) nella società mineraria Consolidada del Cobre, manovali che lasciarono la penisola per L’Avana nel novembre 1859.
Questi italiani erano destinati a lavorare come meccanici e periti nelle miniere dell’est di Cuba.
Mesi dopo, nel luglio 1860, i minatori italiani, insoddisfatti per il mancato adempimento del pagamento pattuito, interruppero i lavori di estrazione e si recarono dal Capitano del Partito del Rame lamentando i soprusi a cui erano sottoposti.
Dopo diversi giorni di proteste e di blocco totale, l’azienda fu costretta ad apportare nuovi aggiustamenti.
Scioperi e manifestazioni
Alla notizia, gli operai locali, in disaccordo con il provvedimento preso, hanno interrotto il lavoro, protestando energicamente in difesa dei colleghi italiani, il che ha comportato una forte repressione da parte della polizia per ristabilire l’ordine, molti dei quali sono stati accusati di essere dei provocatori e di aver dato vita allo sciopero. Anche dopo la fine della protesta, non si conosce la sorte di questo gruppo di toscani: non si sa se, una volta terminata la protesta, siano tornati al paese d’origine o si siano stabiliti nel paese, ma una cosa è certa: mai prima d’ora i lavoratori a giornata italiani erano stati così uniti ai creoli dell’isola.
Matahambres
La scoperta di nuovi giacimenti nella parte più occidentale dell’isola e la costituzione della società mineraria Matahambres S.A.
Il 24 febbraio 1913, aprono un nuovo ciclo nell’estrazione mineraria a Cuba; all’inizio il reclutamento della manodopera è carente, per cui si decide di modificare la scala salariale, di stabilire una giornata lavorativa di otto ore e di annunciare queste condizioni sui giornali dei centri minerari di Europa, Stati Uniti e America Latina.
Matahambre è considerata la seconda miniera più profonda d’America, con i suoi 1553 metri.
Ha cessato l’attività mineraria nel 1997 ed è ora considerata un monumento nazionale cubano.
Immigrati dalla Basilicata a Cuba
La raccomandazione fu accettata per quanto riguarda l’importazione di lavoratori, poiché a partire dal 1920 la forza lavoro della miniera era composta da 27 nazionalità, tra cui un gran numero di italiani provenienti dalla provincia di Potenza, situata nell’Italia meridionale, la regione italiana della Basilicata, tra cui i fratelli Garofalo e i fratelli Amalfi. Questi vennero a lavorare come meccanici e fornitori di legno per la produzione di pali per le miniere.
Cognomi i cui discendenti sono arrivati fino ai giorni nostri, come nel caso di Manuel García-Garófalo Mesa. Scrittore, storico e diplomatico cubano che fu uno dei continuatori della ricerca e della catalogazione della bibliografia cubana iniziata a metà del XIX secolo da Antonio Bachiller y Morales.
Anche Rodolfo Rufino Martínez de Osaba Amalfi giocatore di baseball cubano in pensione, ha giocato in terza e prima base, lanciatore destro per la Fuerza.
Conosciuto come Clavo Osaba o Tata, nato a Minas de Matahambre, Pinar del Río, per fare due esempi.
La cultura italiana nel patrimonio nazionale di Cuba.
A partire da imponenti opere architettoniche, maestose sculture e molte altre di natura intellettuale o spirituale, molte delle quali fanno parte del patrimonio nazionale, la cultura italiana è presente nella nostra storia e nella nostra vita.
Le fortezze dei Tres Santos Reyes del Morro e di San Pedro de la Roca, rispettivamente, così come il Castillo de la Punta, sono stati concepiti durante i secoli XVI e XVII da un italiano, l’ingegnere militare Giovanni Battista Antonelli
Inoltre Antonelli costruì il Palazzo del Vescovo, oggi ristorante Don Giovanni, e concluse l’opera della Zanja, il primo acquedotto de L’Avana che termina nel Callejón del Chorro, in Piazza della Cattedrale.
Le sculture degli italiani a Cuba
Un gran numero di sculture create da italiani è stato sviluppato durante la prima metà del XX secolo.
Il monumento al Tenente Generale Antonio Maceo, nell’omonimo parco dell’Avana, di Doménico Boni; la Statua della Repubblica, all’interno del Campidoglio Nazionale, di Angelo Zanelli; la statua equestre del Maggiore Generale Ignacio Agramonte y Loynaz, di Salvatore Boeni; l’insieme monumentale dedicato al Presidente José Miguel Gómez, realizzato da Giovanni Nicolini; e la Danza delle Ore o Fontana delle Muse, di Aldo Gamba, situata nei giardini del Cabaret Tropicana.
Cultura degli italiani a Cuba
Nel 1863 Daniel Dall’Aglio costruì il teatro Sauto nella città di Matanzas, uno dei gioielli dell’architettura cubana; il teatro del generale Máximo Gómez (1935) del già citato Aldo Gamba, in Avenida del Puerto.
Giuseppe Gaggini, con la sua bella Fontana dei Leoni (1836) è l’artista che ha dato inizio al catalogo della scultura italiana a Cuba.
Dello stesso artista è La fuente de la india o de La noble Habana (1837); e di Ugo Luisi la statua di Nettuno (1838).
La colonna che abbellisce l’Alameda de Paula, la prima passeggiata della capitale dell’isola, è di un artista italiano, mentre il busto di Colombo nel Museo della Città è di un altro italiano, Cucchini.
Di Pietro Corto è il monumento funebre del vescovo Serrano (1878) nella Cattedrale dell’Avana.
Medici e professori
Nel 1600 si può citare Girolamo Benzoni, che scrisse in Cuba “La storia del mondo nuovo”.
Marcello Morelli, nel XIX secolo, ottenne la direzione dell’Accademia di Belle Arti e i concerti della Banda Municipale che suonava nel Parco Centrale, ottennero un grande successo grazie al direttore italiano Giovanni Brechín.
Il medico Pablo Zeglia, nel 1833 fondò un’accademia di letteratura.
Il dottor Giuseppe Tasso installò il primo laboratorio chimico del paese ed inoltre era insegnante d’anatomia dell’ospedale San Ambrosio.
Furono molti altri i medici italiani famosi in Cuba, tra i quali Giuseppe Chippi, fondatore della cattedra d’Anatomia.
Giuseppe Garibaldi a Cuba
Tra il 1850 e il 1851, un importante patriota italiano, noto per le sue imprese militari in Europa e in America Latina, visitò Cuba in incognito.
Giuseppe Garibaldi, noto come Eroe dei Due Mondi e Cavaliere della Libertà, che simpatizzò con i gruppi indipendentisti cubani
Arrivò a L’Avana con il suo amico Francesco Carpanetto e conobbe tramite Antonio Meucci i cubani Gaspar Betancourt Cisneros, Cirilo Villaverde e John Anderson.
Era venuto più volte nell’isola e conosceva bene la situazione politica in cui versava.
Il torero italiano Luis Mazzantini
Luis Mazzantini Eguía era un famoso torero spagnolo, figlio di un ingegnere italiano e di una madre basca, che visse e studiò in Italia.
Trionfò a Cuba nella stagione 1886-1887, con un grande successo che viene ricordato ancora oggi.
I cubani lo ricordano con frasi del tipo “nemmeno il torero Mazzantini può farlo”.
E credo sia giunto il momento di parlare della persona che ha dato origine a questa storia.
Oreste Ferrara – Italiani a Cuba
Orestes Ferrara nato Napoli il 8 luglio 1876 famoso avvocato, scrittore e politico liberale a Cuba
Avvocato, insegnate universitario, politico di alto rango, ambasciatore, scrittore, storico di livello internazionale, è praticamente sconosciuto in Italia e persino nella sua città natale.
Appena ventenne, s’imbarca da Napoli per Cuba con l’amico Guglielmo Petriccione per partecipare all’insurrezione contro la dominazione spagnola.
Ottenuta l’indipendenza dopa la rivoluzione, torna in Italia per finire gli studi universitari , ma non appena diventa di avvocato si trasferisce stabilmente a Cuba per ricoprire l’incarico di segretario del governo, per volontà del suo amico il generale José Miguel Gómez, futuro presidente della Repubblica.
Eletto all’assemblea costituente del 1940 nel collegio della provincia di Villa Clara poi ambasciatore UNESCO e della ambasciata cubana.
Dopo la rivoluzione cubana ritorna in Europa prima passando per la Spagna di Francisco Franco e infine in Italia.
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Gino Donè Paro – Italiani a Cuba
Gino Donè Paro è stato un partigiano italiano, nato il 5 marzo 1921 a Ivrea, in Piemonte. Sin da giovane, si è interessato alle questioni sociali e politiche, aderendo alla Resistenza durante la Seconda guerra mondiale.
Dopo aver combattuto contro il regime fascista e l’occupazione nazista, Donè Paro decise di continuare la sua lotta a Cuba.
Nel 1948, attratto dagli ideali rivoluzionari e guidato dal desiderio di combattere l’ingiustizia sociale, Gino Donè Paro si trasferì a Cuba.
Qui, si unì a diversi movimenti di resistenza e partecipò attivamente alla campagna contro la dittatura di Fulgencio Batista. Insieme ad altri combattenti svolse un ruolo fondamentale nella lotta per rovesciare il regime comprendo il ruolo di istruttore militare tra i cubani rivoluzionari.
Donè Paro si impegnò da subito nelle Milizie Rivoluzionarie, riuscendo a organizzare gruppi di insorti e condurre azioni di sabotaggio contro il governo di Batista.
La sua abilità strategica e il suo coraggio furono notevoli, e presto divenne un leader rispettato nella resistenza cubana.
La sua partecipazione attiva alla guerriglia urbana e alla difesa di alcuni importanti centri strategici gli guadagnò la stima dei suoi compagni di lotta.
Dopo il successo della Rivoluzione cubana nel 1959 si trasferì negli USA in Florida dove si sposo con una portoricana con la cittadinanza americana.
Nel 2003 rimasto vedovo e senza figli tornò in Italia dai parenti dove morì il 22 marzo 2008.
Oggi cibo italiano a Cuba
Furono molti i ristoranti di cucina italiana aperti nel XX secolo ancora paerti oggi come: La Piccola Italia, in calle Consulado; il Frascati, nel Prado; il Montecatini, nel Vedado.
Il grande boom però è scoppiata dal 1960 in tutta Cuba, con un’estesa rete di pizzerie e ristoranti, opera anch’essa della Rivoluzione.
Oggi a Cuba pizza, spaghetti, lasagne e maccheroni formano parte dei costumi culinari dei cubani: basti dire che la famosa “libreta”, la tessera annonaria, offre ottimi spaghetti fabbricati con tecnologia italiana, a prezzi politici a tutte le famiglie.